TORNANDO A CASA TROVERETE I BAMBINI. IL CHE VI SORPRENDERA’SE QUANDO ERAVATE USCITI.. NON C’ERANO !

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(20 settembre 2005)

Ero lì che seguivo il programma di punta di Canale 5 sulla vita dei maiali, Verrissimo, quando abboccai alla sonno lenza e caddi come porco morto cade (immedesimazioni televisive!)! Mi trovai in un grande prato verde dopo nascono speranze e se avessi potuto usare un gerundio mi sarei definito morandi. Venni travolto da un procedere di fiere coppie di fatto. Poi da un incedere di fiere coppie di fatti (individuabili dalla richiesta di un euro a ogni passante). Quindi da un marciare di fiere coppie di parole che insieme ai Jalisse si rivelarono inconcludenti. E che è ‘sto casino?, si urlò dall’alto favorendo il silenzio e l’arrivo di Prodi che, presa in mano la situazione, proclamò definitiva l’idea di adottare le primarie. Applausi della folla. Ingresso di Olga e Iolanda, una cardiologa e un’ortopedica. Le primarie appunto. Moderatore della serata Maurittio Cottanto. Dottò Podi, le che ne pensa del fatto che in Ameica ci sia la tedia elettrica? La cosa? La tedia elettrica! Consultazioni febbrili per capire cosa fosse la tedia elettrica. Qualcuno ipotizzò un complesso meccanismo che portava alla morte per noia. Qualcun altro associò la cosa alle luci de Natale americane, che in effetti fanno du’palle così. Fu il turno del cardinal Ruini che si capì desideroso di parlare già dal suo indossare al collo insieme alla croce, un podio. Strali contro omosessualismo, individualismo, consumismo. Condanna di perversione, ignavia, lascivia, Galba, Otone e Vitellio. Vincente o piazzato. Piazzato, piazzato..fu il personalismo di Ferrara che venne condotto via a viva forza. Deplorazione plurima verso il giuoco del calcio, verso la u nella parola giuoco, verso i pagani, il paganesimo, il ratto delle Sabine (consolato solo da Topolino), l’emmenthal e l‘emmentaler (meno, molto meno il Lerdammer), l’anno che verrà, Lucio Dalla, Gaspare e Zuzzurro (ma un po’di più Zuzzurro). Disprezzo per tutte le paste alla puttanesca e tutti i codici Da Vinci. Richiesta di abiura del personaggio Tirammolla e abolizione del colore giallo. In serata ritrovo alla parrocchia S.Clemente Minum (dove la s sta per super) e presa per il culo collettiva di Galileo Galilei. Per il nome. Così è deciso, l’udienza è tolta. Andate in pece. A Camì..e de Berlusconi che volemo dì? Niente, stiamo apposto così. Folla in delirio. Si sentì Cecchi Paone urlare, inveire, minacciare. E lo si vide, invasato, indossare solo il due pezzi (dove ognuno dei due pezzi era attorno a ogni caviglia)! Poi la parola venne data a Franco di Mare, riassumibile in Porto Franco che aveva in studio Minoli, direttore di rai Educascional, Del Noce, direttore di rai Imburinescional e un ospitone..ma di quelli importanti. Onorevole Gasparri, è vero che per la sua inarrestabile umidità di labbra lei ha un passato da leccatore di francobolli? Stacco sulla due, sguardo acuto di Gasparri. Ok, solo stacco sulla due. Momenti di silenzio, impercettibile tensione. Non è vero, è una menzogna. La voce di Franco Bolli arrivò potente a smentire e venne assunta come prova della difesa. Alzi la mano destra e giuri di dire la verità! Onorevole Gasparri…solo la mano !! Tutto il braccio non me sembra il caso !!! Attimi di terrore, panico tra i superstiti. Ma era una sciagura aerea? Boh..che ne so..me pare de no. E allora che ce frega, andiamo a mangiare fuori. Offro io. Il nano Silvio era stato irremovibile. Non so come ma all’improvviso m’ero ritrovato ad un maleodorante tavolo di una puzzeria a osservare il nano Silvio mentre segnava con un cerchietto tutte le banconote riciclate con cui saldava il conto. Ah..ecco spiegato il mistero dei cerchi nel grano ! Ecco chi era stato..negli ultimi trent’anni a prendere in giro prima tutto il mondo e poi specializzandosi da noi. Ora lo sapevo, lo dovevo urlare, lo dovevo proclamare. Ma fu proprio allora che mi svegliai. Terrorrizzato dal sogno idiota, mi asciugai la fronte impirlata di sudore. Ora c’era Gerry Scotti in tv. Un supplemento di Verrissimo? Chi lo sapeva! Spensi tutto e me ne andai. Fuori tuonava. Anche quella notte il cielo sarebbe stato rischiarato dai lamponi. Frutti di brutta stagione! Affettuosi salumi.

da www.marcotravaglio.it

I PULCINI DALLA SCARPE GROSSE CONFERMANO CHE I CONTADINI VANNO A LETTO CON LE GALLINE?

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(12 settembre 2005)

Il terso giorno della settimana si presentò decisamente più pulito degli altri. Ero arrivato alla capitale annusando, se è vero che tutte le strade portano aroma, e quando fui davanti all’enorme cozza voluta da Mussolini come riconoscenza a tutti i frutti di mare, il mitile ignoto, m’addormientei non riuscendolo a pronunciare correttamente. Ero nel mondo dei balocchi, lì dove il lessico non s’era ancora aggiornato. C’era Pinocchio che stava sparando cazzatone allucinanti su pessimo consiglio del Grullo Parlante. C’era Pinocchio con le sue domande sui materiali: ma se fossi de ’n altro legno me chiamerei, che ne so?, Abetocchio, Ciliegiocchio, Nociocchio? C’era Pinocchio e c’erano i nas che stavano chiedendo informazioni sulla feta turchina. E c’era ancora Pinocchio che voleva essere chiamato Amadeus solo perché anche il legno è un pessimo conduttore. Sì, ma insomma oltre Pinocchio c‘era da farsi dupalle più notevoli che se avessi visto Priore, una forma sincopata di Grande Fratello! Mi spostai allora altrove cercando un porcheggio dove lasciare il mio maiale da corsa. Qui è solo per i fuoristrada, m’urlò qualcuno scendendo dal suo cinghiale. Vada avanti fino alla fiera dell’est. Alla fiera dell’est per due saldi un topolone mio padre comprò. Fu quello il momento in cui persi stima nei suoi confronti e mi dedicai alla fiera dell’est, altrimenti nota come raduno di Forza Italia. Nel primo girone trovai l’avvocato Taormina, riconoscibile dall’acconciatura a giardini Naxos. Era lì che proponeva un premio al vincitore di un concorso in corruzione e/o associazione a delinquere di stampo mafioso e nel frattempo pretendeva i diritti d’autore come caporedattore di Stampo Mafioso, il giornale della mala che nella sezione meteorologica prevedeva la rubrica Mala Tempora Currunt curata dall’ammiraglio Paolo Sottosacracoronaunita. Nel secondo girone stand anogastronimici dove ruolo centrale aveva il boccone del prete. Nel terzo girone, senza ascensore, sudatissimo Ferrara chiedeva una sedia. La otteneva. La mangiava. Allora un divano. Mangiato anche quello. Un divano letto. Mangiato, letto e recensito. De secondo che c’è? Trota Salmonata, Salmone Trotato, tris di primi, vincenti o piazzati. Non lo so, sono incerto. Quali sono le specialità della casa? Le specialità della casa sono balconi, finestre, pavimenti, telai, controtelai, muri, contromuri, soffitti, controsoffitti. Guardi, lasci perdere. Io passo al dolce. E io passo alla storia. Era stato solo a quel punto che avevo notato Berlusconi, insuperbito, alzare la mano, quella di Ricucci, chiedere la parola, quella d’onore, e ottenere di essere interrogato a casa sua su un argomento a piacere, con l’esperto in cabina e Ludovico Peregrini in regia. Era andato bene sulle province del Friuli. Aveva saputo anche gli affluenti Adda, Oglio, Mincio e Ticino, anche se non aveva saputo dì affluenti de che. Poi per le domande su Carlo Magno aveva fatto risponde sempre Ferrara, per via del magno, che non s’era fatto capì perché ancora a bocca piena, mentre lui aveva insistito su una divertente storiella basata sul regno di Pipino il Breve. Autoironia e/o autocritica? Chilosà, chilosà! Ah, ah! Ah, ah ! Sollazzo e disimpegno, la parola era passata a Mario Bianchi che non sapendo che altro di’ aveva cominciato a chiedere le lettere alla ruota della fortuna usando le parolacce. La c di questo, la m di quello. Mike Bongiorno, basito, avevo domandato il significato di “basito”. Daniele Piombi, effemminato, aveva spiegato che Castrocaro non era l’unica cosa che presentava ma l’ultima cosa che gli aveva detto la moglie. Baudo, prendendo lucciole per lanterne, s’era presentato accompagnato da due luminose brasiliane in perizoma alla serata inaugurale di uno show razzista, il Teleghetto. Era stato a quel punto che m’ero svegliato. Ancora davanti al mitile ignoto, circondato da giapponesi che sventolavano l‘atto di proprietà di due case: una per loro una per le foto. Mi vergognavo perché perdere i sensi a Roma denunciava scarsa sensibilità calcistica. Ero riincuorato perché perderli a Savona sarebbe significato che mi ero spinto troppo in là. Ma dovevo irmene. Mi issai, oh-oh, oh-oh. Mi sprimacciai. Guardai intorno a me e poi agnedi. Cominciò a piovere. Era stata un’estate troppo freddo. Ormai ero sicuro che anche il mese di Ottombre sarebbe arrivato più nasale del solito. Affettuosi salumi.

da www.marcotravaglio.it

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSE RE

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(4 settembre 2005)

La corsa a ostacoli s’era rivelata più difficile da guidare della panda a staffetta. Quattro per mille, aveva urlato Lapo Elkan cogliendomi alle spalle, nelle zona della smutande, e aumentando le ruote matrici, quelle da cui derivavano tutte le altre. Era stato proprio in chillu mumente là che avevo preso la decisione che prendono tutti gli orsi che immatricolano nuovi veicoli: basta, le targo!..e m’ero addormito addosso a Lapo Elkan. Se avessi potuto giocare le mie carte avrei buttato l’asso pisco. Ruttelli, digestivo, fu la prima icona che mi apparve passeggiando mano nella mano con Fioroni, della Margherita. Ma come? Fioroni della Margherita? E se era della Lega? Tito Stagno! E per il centro? Chieda, chieda..non lo vede che ho da fare? Publio Fiori, scontroso più dell’Ape Maya, un’Ape Incaz, aveva continuato a pettinarsi per altri centoquindici giorni nell’invidia del nano che nei paraggi s’era fatto un trapianto con i suoi capelli D’Angelo e adesso girava tutta Napoli con la chitarra, un caschetto d‘oro e un bersaglio per gli allenamenti. A quale disciplina intende iscriversi, caro nano? Al tir’assegno. Io compilo, corrompo, e non inquino. Il mio è denaro riciclato! Seguivano, nell’ordine: equilibrismo su tacchi, equilibrismo su tacchini, equilibrismo su Tacconi. Vibranti le proteste della protezioni ani / mali (associazione gay ma molto pessimista) cui il nano faceva seguito raccontando di quella volta che al G8 aveva dato una pacca sul culo in D6 prendendo la cognata di George Dabliù che aveva fatto il diavolo A4 senza successo perché la corazzata era in B9. La notizia era stata data dalle giornalisti magrissime del DG1 che però erano mancate proprio dopo aver letto le previsioni del tempo. Previsioni del Tempo: domani il Tempo come sempre di destra. Il Giorno e la Nazione chi se ne fre’. E il Resto del Carlino anche stavolta al ristorante cinese all’angolo che col resto di un carlino te tira fori un involtone primavera luminoso, direi quasi che abbaia! Ma direi chi, era stata la domanda che aveva invaso Clemente Gei ar DG1? Direi ciars era sembrato troppo scontato anche per lui, l’inventore del panino per la gita fuoriportapporta. Lui, il direttore che aveva dato tutto se stesso in quella farcitura di notizie composta da pane e companatiche, se era vero che Clemente Gei dava di sé la parte migliore. Lui, che sapendo che il capo nano aveva la zeppa sotto i piedi aveva deciso di mettersene una in bocca. Alcuni presenti avevano raccontato lo storico incontro tra Buttiglione e Clemente Gei, descrivendo abbracci e cordialità ma fermandosi là perché purtroppo non s’era capito un tubo in un delirio di esse sibilate, spifferate, quasi sottaciute. Che dovrei dire io?, aveva urlato Sgarbi sfogliando il catalogo delle parolacce e fondando, tutto truccato, il partito della bellezza. Poi, prevaricatore, quello della bullezza. Quindi, destrorso, quello della ballezza. E solo alla fine, decisivo, quello della bollezza. Ma come bollezza? Bollezza, bollezza, aveva ribadito il critico ad arte finendo una vecchia a colpi di balcone e disponendo uno sull’altro Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e poi ancora Baldassarre, Melchiorre e Gaspare e poi ancora Melchiorre, Gaspare e Baldassarre per poi quindi incendiare l’insieme e sottolineare una volta di più il suo odio per i Magi strati. Il leader Fattroppo, stanco, debilitato decise di chiamarsi Fassino..fa sino a quando se sente..e ormai sfinito della alterne vicende sentì candidare Sgarbi per la sinistra, perdendo i sensi, soprattutto quello della misura. Sgarbi, il trionfo. O meglio, non trionfo, ma tronfio. E neanche Sgarbi ma qualcuno che nei suoi panni celebrava qualcosa. La festa del papà a Giuliano Urbani da parte di un’Ida di Benedetto, delle famose Idi di marzo? Oppure Pupo e il suo toupet o Tupo e il suo poupet? Si decise per qualcuno a casaccio e un suo coupè e ci si dileguò dandosi alla macchia. Mi svegliai, terrorizzoto con la o. Lapo Elkan era ancora qui. Lo capii dal berretto, la magliettina nera e il manuale delle giovani marmitte. Che ora era, ora? Are, ere, ire, lacca va a dormire, seguii l’ultimo consiglio di Publio Fiori, finalmente pettinatissimo, e mi allontanai. Nulla, da adesso in poi, sarebbe stato più uguale a se stesso. Nulla, naturalmente, escluso tutto quanto. Affettuosi salumi.

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QUAL E’L’UTILITA’DEL BARBIERE DI BIN LADEN?

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(25 agosto 2005)

Nel paese degli uomini volanti nessuno sa decollare ma tutti sterzano da maestri. Ero lì che sgranocchiavo una copia qualunque della settimana enigmastica quando venni colto alle spalle dal desiderio di trovare otto differenze tra Ermete Realacci e Rosi Bindi. Ne trovatti zero, persi la mia preziosa grammatica per i verbi e venni colto da sensi di polpa. La succosa realtà in cui veleggiavo doveva essere il risultato della cena pesante, a base di incudini, della serata prima. Per una serata prima, o una prima serata, era di rigore l’abito da sera. Ne avevo fatto confezionare uno azzurro, a tunica, con tante stelle e un cappello con degli asteroidi. Se non è un abito da sera questo, avevo urlato ammiccante al mio sarto olimpionico, noto ai più come il sarto con l’asta, che per riparare le asole prendeva rincorse impressionanti. Poi, messo alle strette, avevo realizzato: stavo dormendo il sonno del giusto. Il giusto stava dormendo il sonno del falso. E il falso, pur russando come un alpaca, si dichiarava sveglio, ella peppa com’era sveglio. Ma tanto che je fregava. Era falso. Diceva quello che je pareva. E faceva proseliti, così, senza vergognarsi. Seguivano a ruota il falso in bilancio (ora si poteva gettare nel vuoto due volte Brunetta senza conseguenze), il falso ideologico (ora si poteva gettare nel vuoto due volte Brunetta senza starci tanto lì a pensare) e il falso testimone (ora ci si poteva lanciare Brunetta, staffettando, tutte le volte che si voleva!). La prima immagine che mi si parò di fronte fu quella di Mastella che vidi avanzare verso di me ingrandendosi, moltiplicandosi ed assumendo atteggiamenti effemminati. Evidente la sua trasformazione in Mastelloni. Avevo paura, avevo sonno, avevo fame. Ordinai un terrificante letto di insalata e cercai di riassumere tutte e tre le mie esigenze primarie, individuabili come tali per il camice e lo stetoscopio. Ci fu un’attesa, in sala ristorante. Ora ero imbarcato su un pescheruccio da crociera. C’erano dei problemi in cucina. Il cuoco di bordo, naturalmente, non volle essere messo in mezzo e come lui il cavallo a lato che cambiando fregio in maniera radicale per tutti divenne terribilmente un uniporno. Panico tra i presenti, ignoranza tra gli assenti. Venni servito in tempi record. Il cameriere schiacciò il cronometro e alzò le braccia in segno di vittoria. Sorpresa tra gli astanti che si proiettarono nel vuoto cercando di recuperare ciascuno la sua pietanza. Indignazione in Vittoria, la proprietaria, un tempo, di quelle braccia. Nella foga egocentrica del mio trighego venni in possesso di alcuni conti esteri di dubbia provenienza che vennero reclamati da un tale che tanto, tanto assomigliava a Previti che gridò “quei conti esteri, di dubbia provenienza, sono mii, sono miiii!”. Date a Cesare quel che è di Cesare, furono le urla dei più. Più che un proverbio un principio di rapina. Se state fermi non vi sarà fatto alcun male. E come faccio, chiese timido l’uomo shaker !! Breve conciliabolo e scelta di fargli alcun male. Venne il rappresentante col catalogo per far scegliere il tipo di male. Ma non vollei assistere. Cercavo sempre la mia grammatica e volevo lavarmi le mani. Nel bagno trovai il convitato Di Pietro che, lamentandosi col personale chiedeva “ma qua nze magna?” sorprendendo la soubrette di turno, proprietaria di quel popò di personale. Alle undici meno qualcosa di un giorno qualunque (meno qualcosa) mi svegliai di soprassalto facendo bu e spaventando l’immersionista consapevole., il mio subosconscio e decidendo là per là che da quel momento in poi avrei dormito solo in presenza del mio avvocato. Se i sogni son desideri poi non è che qualcuno me sente e minaccia querela. Minaccia se qui. Se lì, tinaccia. Aspettiamo dopo il noi così vinaccia e tutti se la spassan allegrotti e ridancioni. Che tempi, che costumi rilassati. Affettuosi salumi!

da www.marcotravaglio.it

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