(12 settembre 2005)

Il terso giorno della settimana si presentò decisamente più pulito degli altri. Ero arrivato alla capitale annusando, se è vero che tutte le strade portano aroma, e quando fui davanti all’enorme cozza voluta da Mussolini come riconoscenza a tutti i frutti di mare, il mitile ignoto, m’addormientei non riuscendolo a pronunciare correttamente. Ero nel mondo dei balocchi, lì dove il lessico non s’era ancora aggiornato. C’era Pinocchio che stava sparando cazzatone allucinanti su pessimo consiglio del Grullo Parlante. C’era Pinocchio con le sue domande sui materiali: ma se fossi de ’n altro legno me chiamerei, che ne so?, Abetocchio, Ciliegiocchio, Nociocchio? C’era Pinocchio e c’erano i nas che stavano chiedendo informazioni sulla feta turchina. E c’era ancora Pinocchio che voleva essere chiamato Amadeus solo perché anche il legno è un pessimo conduttore. Sì, ma insomma oltre Pinocchio c‘era da farsi dupalle più notevoli che se avessi visto Priore, una forma sincopata di Grande Fratello! Mi spostai allora altrove cercando un porcheggio dove lasciare il mio maiale da corsa. Qui è solo per i fuoristrada, m’urlò qualcuno scendendo dal suo cinghiale. Vada avanti fino alla fiera dell’est. Alla fiera dell’est per due saldi un topolone mio padre comprò. Fu quello il momento in cui persi stima nei suoi confronti e mi dedicai alla fiera dell’est, altrimenti nota come raduno di Forza Italia. Nel primo girone trovai l’avvocato Taormina, riconoscibile dall’acconciatura a giardini Naxos. Era lì che proponeva un premio al vincitore di un concorso in corruzione e/o associazione a delinquere di stampo mafioso e nel frattempo pretendeva i diritti d’autore come caporedattore di Stampo Mafioso, il giornale della mala che nella sezione meteorologica prevedeva la rubrica Mala Tempora Currunt curata dall’ammiraglio Paolo Sottosacracoronaunita. Nel secondo girone stand anogastronimici dove ruolo centrale aveva il boccone del prete. Nel terzo girone, senza ascensore, sudatissimo Ferrara chiedeva una sedia. La otteneva. La mangiava. Allora un divano. Mangiato anche quello. Un divano letto. Mangiato, letto e recensito. De secondo che c’è? Trota Salmonata, Salmone Trotato, tris di primi, vincenti o piazzati. Non lo so, sono incerto. Quali sono le specialità della casa? Le specialità della casa sono balconi, finestre, pavimenti, telai, controtelai, muri, contromuri, soffitti, controsoffitti. Guardi, lasci perdere. Io passo al dolce. E io passo alla storia. Era stato solo a quel punto che avevo notato Berlusconi, insuperbito, alzare la mano, quella di Ricucci, chiedere la parola, quella d’onore, e ottenere di essere interrogato a casa sua su un argomento a piacere, con l’esperto in cabina e Ludovico Peregrini in regia. Era andato bene sulle province del Friuli. Aveva saputo anche gli affluenti Adda, Oglio, Mincio e Ticino, anche se non aveva saputo dì affluenti de che. Poi per le domande su Carlo Magno aveva fatto risponde sempre Ferrara, per via del magno, che non s’era fatto capì perché ancora a bocca piena, mentre lui aveva insistito su una divertente storiella basata sul regno di Pipino il Breve. Autoironia e/o autocritica? Chilosà, chilosà! Ah, ah! Ah, ah ! Sollazzo e disimpegno, la parola era passata a Mario Bianchi che non sapendo che altro di’ aveva cominciato a chiedere le lettere alla ruota della fortuna usando le parolacce. La c di questo, la m di quello. Mike Bongiorno, basito, avevo domandato il significato di “basito”. Daniele Piombi, effemminato, aveva spiegato che Castrocaro non era l’unica cosa che presentava ma l’ultima cosa che gli aveva detto la moglie. Baudo, prendendo lucciole per lanterne, s’era presentato accompagnato da due luminose brasiliane in perizoma alla serata inaugurale di uno show razzista, il Teleghetto. Era stato a quel punto che m’ero svegliato. Ancora davanti al mitile ignoto, circondato da giapponesi che sventolavano l‘atto di proprietà di due case: una per loro una per le foto. Mi vergognavo perché perdere i sensi a Roma denunciava scarsa sensibilità calcistica. Ero riincuorato perché perderli a Savona sarebbe significato che mi ero spinto troppo in là. Ma dovevo irmene. Mi issai, oh-oh, oh-oh. Mi sprimacciai. Guardai intorno a me e poi agnedi. Cominciò a piovere. Era stata un’estate troppo freddo. Ormai ero sicuro che anche il mese di Ottombre sarebbe arrivato più nasale del solito. Affettuosi salumi.

da www.marcotravaglio.it