…una luuuunga riflessione

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Dopo l’ultimo post, avevo deciso di riflettere a lungo sul messaggio successivo.
Cacchio, la lunghezza della riflessione m’ha preso la mano.
Se riesco a togliere le ragnatele da tutto, qui, posto una disimpegnata somiglianza di Ross Geller, David Schwimmer, senza approfondire la corretta grafia di Shwimmer.
Mument
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E quindi si ricomincia

Scritto da RobCor in Senza categoria, Vari
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Varie fasi nel varo del sito. Da un’originale versione all’amatriciana che qualcuno forse ricorderà, alla veste grafica attuale, bonificata e professionalizzata da Marco, siamo approdati ad un rodaggio. Poi, in questi giorni ha serpeggiato una certa stasi. ‘Sti venticinqui aprili, i ponti, i primi maggi… Ma ora però si riparte. Con lo stupore del cumulo di accadimenti intercorsi dalla messa on line di questo spazio e anche con lo stupore proprio della parola accadimenti. E anche di “messa on line”. Molte cose hanno minato le mie certezze. Ci volevano geni del male per farci scoprire l’inutilità di anni e anni di storie e racconti su fantomatiche armi nascoste negli ombrelli. Agenti segreti con mitra nei parapioggia, ninja con lame affilatissime nei manici. Armi superflue per chi armato soprattutto della sua anima nera, la cronaca più aberrante ce lo dimostra.
Televisivamente, invece, si è registrato il potente successo di Funari: 3 milioni di individui per alcuni quarti d’ora il sabato su Raiuno hanno seguito il vate considerato vate soprattutto da se stesso. Insuccesso televisivo, ma successo organizzativo: doveva trattarsi di un rapimento collettivo altrimenti pare difficile giustificare la mole umana costretta all’ascolto. La stessa sera su Raitre andava in onda il figlio di Piero Angela che apriva il programma con un’efficace descrizione sulle evacuazioni collettive ai tempi dell’antica Roma, corredate anche da immagini di supporto co’ tutti ‘sti togati che si alzavano e si sedevano vorticosamente in questi gabinettoni ecumenici. Ecco, c’erano momenti in cui vedendo Funari assiso in trono di qua e cambiando poi con i grandi evacuatori di là… non distinguevo più i due programmi.
Ma vabbè. In un mondo perfetto attendo un profeta in grado di concepire un programma dove non possa sedere in prima fila Del Noce o in cui almeno venga reso noto il nome del parrucchiere di Alberto Angela. lm-sd1.jpg
Per adesso mi accontento di vedere, almeno talvolta, summit notturni tra Biagi e Luttazzi che rievocano i tempi andati con una vena di terrore quasi incacellabile negli occhi e, Raisat Extra permettendo, gli strali sapidi di David Letterman contro Tobey Mcguire, latitante non pentito. dal suo show dall’ultimo Spiderman.
Avevo una chiusura perfetta per il pezzo ma continuo a pensare alla chioma lussureggiante di Alberto Angela con effetti di distrazione disarmante. Vabbè. La prossima volta.

Affettuosi salumi!
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Quando ci sono i massimi sistemi, in ballo… vero…

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Credevo di aver visto grandi prove di Bush nel Late Show di Letterman (Great Moments In Presidential Speeches)… ma mi sbagliavo. L’esibizione è di ieri, durante il giorno per la lotta alla malaria, nella cerimonia al Rose Garden della Casa Bianca. Molto potente!!

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25 aprile, anzi no. Il povero Piero.

Scritto da RobCor in Senza categoria, Vari
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Tempo fa, un amico,mi aveva suggerito l’idea di inserire uno spazio dedicato alle segnalazioni su eventi e spettacoli. Aveva poi aggiunto, cacchio, che fai, dove vai? perché distratto dall’elucubrazione purtroppo l’avevo travolto subito dopo con un tir. Ma il consiglio era arrivato e così, oggi, che è il 25 aprile, lo raccolgo e in una giornata dedicata alla liberazione scrivo di tutt’altro.
Non sono convinto della disposizione dell ultime virgole.

Il tutt’altro, comunque, in oggetto, riguarda una rappresentazione che in questi giorni è in scena al teatro Strehler, Nuovo Piccolo Teatro di Milano e che approfitto dello spazio per segnalare con una certa porca convinzione. Si tratta de “Il povero Piero”, un testo del grande Achille Campanile che rimarrà nel capoluogo longobardo fino al 29 c.m. (era da un po’che aspettavo de usa’un’abbreviazione) e che credo duri sulle due ore. Credo, perché la settimana scorsa, quando ero in loco insieme al manipolo amichevole con cui ho assitito alla piéce, il tempo è andato via piuttosto velocemente. Andato via o scorso? Meglio scorso. E infatti lo scorso mese questo stesso spettacolo ha girato altre zone d’Italia con un debutto siculo risalente a tempo fa di cui poco, molto poco, direi nulla si è detto in ogni dove. E lo stupore regna sovrano. Infatti da annusante teatrale anche io mi pasco della feroce attenzione che viene riservata alle produzioni sistiniane meritorie, ai lavori di Saverio Marconi (grande uomo di teatro, dalle braccia purtroppo cortissime, non è una metafora) alla sua compagnia della Rancia ma il poco clamòr de “Il Povero Piero” mi sgomenta. Prima avevo scritto povero con la P piccola. Non riesco a decidere la linea editoriale.
Lo sgomento nasce e si alimenta con la mole e il dispiego di mezzi interessati da questa produzione. Decine di attori, tutti conosciuti,a cominciare da Paolo Triestino e Nicola Pistoia con momenti particolarmente piacevoli che si raggiungono grazie alle capacità e agli allestimenti umani di Eleonora Vanni e Anna Gualdo. Un testo surreale, un elettricista in scena che sfiora la pazzia. Stupisce, quindi, che non se sia parlato. Ma non stupisce qui visto che per parlarne qui ne ho piuttosto parlato. E se qualcuno, leggendo ciò, avrà in animo di assistere allo spettacolo, al botteghino dica pure che gliel’ho consigliato io: non avrà nessuno sconto.

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