Babele è finita per due motivi: la conduzione soporifera di Augias e l’incomprensione piuttosto diffusa. Sul primo fenomeno sorvolerei, visto che la cosa tende a ripetersi sotto altro forme. Riguardo l’incomprensione, parliamone. Come deve essere definito il pane? Se entro in una panetteria e chiedo due lampadine croccanti più una pialla elettrica da mezzo chilo, me fanno ‘na foto e me mettono tra i ricordi. Se poi, ancora, qualcuno riceve una pallonata negli zebedei (ho cambiato il soggetto dell’esempio) non descriverà l’avvenimento a un dottore, qualora serva, parlando di qualcosa che l’ha colpito un po’più su del ginocchio ma sotto l’ombelico. In un trasporto dolorante sarà ammesso anche il concetto di pallonata nelle palle con l’unico obiettivo di facilitare la comunicazione e magari, in caso di bisogno, aiutare la ricerca di un rimedio. Semplice. Se no le parole che ci stanno a fare? E allora perché qualcuno sulla cui identità nessuno ha obiettato nulla, ecco, qualcuno che si comporta, parla, ragiona e agisce come un magnaccia non può essere definito un magnaccia? Come dovrebbe essere chiamato? Pompiere? Ballerina di fila? Liutaio? Venditore di cravatte, impiallacciatore di comò? Come cavolo si deve affrontare qualcuno che senti con le tue orecchie che mercanteggia il lavoro di gente normale, anzi no, proprio la gente stessa come se fosse composta da comparse inutili sulla sua strada? Devi urlare ovunque che si tratta di un pappone, che si muove come tale, che si comporta come tale. E stavolta l’obiezione che il pappone in questione…fa il premier e quindi esige rispetto, non solo non regge ma è un boomerang. Fare il premier esige un rispetto per il ruolo soprattutto per chi il premier lo fa. Nel 2008 viene guardata con alzate di sopracciglie continue, quasi mastelliane, l’infallibilità del Papa, e in questo Ratzinger facilita l’effetto vieppiù, figurarsi a chi voglia pensare con la propria testa quanto gliene può fregare di tributare rispetto a chi fa di tutto per non meritarlo. Ancora una volta Walter Wentroni insegue e pervicacemente consegue la dimostrazione della sua inadeguatezza. Mi devo limitare, in questo caso, a circoscrivere questo al suo ruolo di ipotetico premier. Ma volentieri lo estenderei anche al passato sindachesco fatto di multe e scinema, scinema e multe. E il PD che prende le distanze crede di farlo solo con Di Pietro quando invece scava un solco incolmabile con la stragrande maggioranza del suo elettorato.
Non so valutare che tipo di chiosco fosse quello in cui ieri mattina, al mare, ho sentito l’intervista a Di Pietro dell’Annunziata (qualcuno le trovi un insegnante di dizione o un logopedista oppure trovi una giornalista italiana, per favore) ma la risposta degli avventori momentanei che, come me, aspettavano qualcosa dal bar, visto che ormai non ti puoi aspettare quasi più nulla da niente, era piuttosto eloquente. Hanno voluto farci credere che l’opposione in Italia portasse la sigla del PD. E’stato un errore marchiano. Un refuso. Era DP. E se DP smetterà di ripetere ossessivamente “noi dell’Italia dei Valori” potrò dire di aver trovato il mio politico ideale, perfetto, il deus ex machina. Se non lo farà, mi andrà bene lo stesso. Sempre meglio parlare di Italia dei valori che essere l’Italia dei favori.

RobCor