(19-20 ottobre 2005)

Se mille chili di tonno pesano una tonnellata, mille chili di marmo pesano una marmellata? Stavo vedendo un film del mago dalla mira infallibile, Erri Sputter, con la sua amica Ermione e suo padre, più grande, Ermiardo, quando venni colto da domande trascendenti e caddi in letargo come una marmotta, conosciuta ai più come la marmotta catalettica. Sognavo, cominciavo a girovagare col pensiero. Ero nella fase rom del mio sonno. Mi trovavo a Mentone. Ma non ero proprio a Mentone. Il mentone ero io. Mi osservai meglio. Ero in un giornale, ero praticamente Stefano Folli. Ma non ero a mio agio e rimpicciolivo, rimpicciolivo. Ora ero Follini. E avevo un atteggiamento dimesso. E rimpicciolivo ancora. Ora ero folletti. Oh, finalmente potevo andare a porta a porta come rappresentante delle aspirazioni. Praticamente un aspirante. Biondo, bleso, imperbe. Cacchio, ora ero Lapo. E il Lapo perde il pelo ma non il vizio. Un vizio costoso per cui avrei dovuto chiedere l’aiuto di qualcuno. Chessò…Babbo Nasale. Decisi per uno scambio alla pari. Io gli avrei mandato una letterina, con tutto Gerry Scotti. Lui m’avrebbe mandato un trans. Ma ci furono problemi nella consegna, difficoltà linguistiche con la kappa del mio camino forestiero e in un tardo pomeriggio di una giornata comunque stupida partii deciso ad andare in Arizona. Come se della zona delle nari non mi fossi occupato abbastanza. Partimmo da Chiasso, nella confusione generale. Passammo per Chiavari, nella preoccupazione dei più. Quindi Olbia, Livorno, Olbia con scalo a Malpensa, dove si fa peccato ma non si sbaglia mai. Poi sorvolo della zona di Lecco, interdetta al traffico aereo per decisioni leghiste. Richiesta di nulla osta per il sorvolo di Lecco. Accolta. Richiesta di nulla lecco per il sorvolo di Aosta. Accolta. Sconforto in business glace, dove orde di gelatai partivano alla conquista dell’eldorado e ammaraggio in serata nelle acque pettegole del lago di Guarda dove finalmente venimmo informati degli accadimenti. Prodi aveva messo su un allevamento di animali. Era festa grande. Mi divincolai dalla folla, mi vestii di due bocce di chanel, perché la sera vogliò uscì coperto bene, e raggiunsi il palco dell’Unione. Romano era lì. Gongolava. Mostrava il suo allevamento di conigli. Aveva vinto lepri varie, diceva lui. Qualcuno lo corresse, cominciarono i tafferugli, le proteste. Qualcuno cercò di abbassare i tony nell’indignazione di Little che avrebbe dovuto cambiare nome in Mini. Fu la volta di Di Pietro che, presa la parola, disse che il problema del finanziamento pubblico al partito c’era stato perché quello, il partito, dopo esse partito non era più tornato. Ma che c’entra?, urlò Mastella che cercando un depistaggio indisse un convegno dal titolo “ci sarà mai un papa di nome Gigi?”, vergognandosi poi di un verbo come indisse. Era il delirio. Tutti volevano dire la loro. E loro, senza più voce, non volevano essere epurati. Santoro si dimise dal Parlamento europeo per andare a Rock Politik. Violante da quello italiano per andare alla Prova del Cuoco. Brunetta si dimise da tutto e partecipò a Genius, cadendo proprio per una domanda sui Ricchi e Poveri. Venne aperta un’inchiesta dal Tg Quatto di Umilio Fede: la difficoltà di trovare un bagno nel mondo dei servizi segreti. Quindi le conseguenze disastrose delle galline contagiate dall’influenza dei polli: uova sode. No, non ero in grado di resistere. Non potevo restare in Italia. Non volevo seguire la diretta pomeridiana dei parlamentari che a metà pomeriggio si mandavano affan q. Odiavo il tiè delle cinque e dovevo liberarmi, affrancarmi e poi spedirmi lontano. Non sapevo dove. Ma altrove, al caldo, su una spiaggia assolata dove da settimane c’era chi pensava si rifacessero una vita pornostar pentite. Io non ci credevo. Ma il punto per me era un altro. Non ero incapace di farmi una ragione che Moana Pozzi fosse morta. Ero solo devastato dall’evidenza che Sandro Bondi fosse ancora vivo. E mi svegliai. Come sempre agitato, scosso, shekerato. Mi sentivo come un cocktail in cerca di salvezza. Un cocktail di scampo. Finalmente capivo i fuggiaschi che da un Brindisi cercano la libertà.

da www.aprileonline.info