di Roberto Corradi

Il problema non è che i leghisti sono usciti dalle aule istituzionali al momento di celebrarei150 anni. No, anzi. Il fatto è che poi purtroppo so’ rientrati! Quello era il momento buono per cambiare le serrature e le targhette ai campanelli. Così, giusto per disorientarli e proseguire un’emozione. Li avremmo visti girare a vuoto,entrareneitram,piangerenegliangoli.E invece no. Al massimo hanno approfittato per andare al bar. O a “Omnibus” travestiti da Borghezio.
Perché, ammettiamolo: quello di Borghezio è un costume. E su! Ma non è un umano vero, quello, dai. Ma come potrebbe fa’ uno con quella faccia e con tutto il resto a sentirsi superiore a qualcuno? Capisco avere gli specchi di legno a casa ma qui si esagera! E forse l’esagerazione ha scandito il compleanno italiano un po’ a tutti i livelli. La Rai ha puntato sulla metafora. A mezzanotte Bruno Vespa dava la linea a Manuela Arcuri che introduceva Ignazio La Russa. Cioè, riflettendo sul trio… voglio di’… uno spaccato interessante dell’Italia del 2011! Praticamente un Bignami. Di contro, nevvero, la folla puntava sulla dialettica, su un approccio diplomatico che voleva vagheggiare una specie di malcontento. Chi vi scrive si trovava a sua insaputa, come Scajola, a passare davanti al Vittoriano proprio nel momento in cui l’attriciona disinvolta come un corrimano presentava La Russa. Segue telecronaca postuma . Mentre svoltavo per imboccare via dei Fori Imperiali, il microfono amplificava l’Arcuri declamare: “E adesso, a unirsi per gli auguri di questo importante anniversario [pausa di riflessione] abbiamo il ministro della Difesa Ignazio La Russa”. Su “ministro” era possibile vedere la torsione delle teste in direzione della scena, con espressione interrogativa che significava “Ma chi cazz…?”. A sentire “Ignazio”, si scatenava l’ira di Dio! L’ira di Dio nella sua forma più aggiornata. Praticamente l’euro di Dio. La televisione ha restituito un decimo del boato mostruoso che ha visto uniti grandi e piccini come non mai negli ultimi 150 anni. Alla mia sinistra, proteso oltre una balaustra, un tizio dalla corporatura importante affidava il suo parere a un simbolico ruttone monumentale (con tanto di mani a megafono) che probabilmente riequilibrava l’asse terrestre di quei 10 cm persi col terremoto nipponico. Seguiva, ma ne prendevo atto poi, significativa espressione da coma vigile del La Russa stesso. Identica sorte capitava un momento dopo ad Alemanno che però, con voce bianca da Farinelli isterico, tentava un pietoso dirottamento verso il Colosseo. Domanda: ma il magico duo aveva guadagnato la scena pregustando un trionfo? E se sì, ce vo’ proprio tanto a sconfiggere gente portatrice di cotanto acume? La risposta nei prossimi 150 anni. E adesso tutti verso il Colosseo, a vedere i fuochi, yuu-uuu!

da “il Misfatto” n° 55 del 20 marzo 2011

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(l’istante immediatamente precedente all’arrivo del ministrone)