E’una sensazione strana, come di un silenzio spaventoso dopo un bombardamento a tappeto. Un silenzio rotto solo da uno scricchiolio di un impero che credeva, questo sì, di essere invulnerabile e antisismico.
Veronica che più dell’unto che imprime se stesso parla di un bisunto che impressiona e spaventa, si accorge all’improvviso di vivere l’incubo di essere sposata con Al. Dopo decenni e prolificazioni, capisce di essere lì a collezionare anni che la restituiranno alla memoria del mondo, un giorno, laddove e semmai, solo come la moglie di. Lei che forse sognava una carriera di attrice. O forse no vista la repentina sparizione dalle scene come forse potè solo Maria Pia Gianporcaro, dicasi Gianporcaro, al momento di essere impalmata dall’esangue principe Ruspoli.
Mike. Mike che di punto in bianco realizza l’abominio. Trent’anni investiti erogando fedeltà a Berlusconi, o beatà ingenuità. Trent’anni a credersi non proprio al vertice, perchè al vertice c’era sempre lui, ma quasi. Un vicenano, potremmo azzardare. Poi in una volta sola, la realtà. Il nano non fa distinzioni. Tutti utili e nessuno indispensabile a chi ha già se stesso. E l’americano naturalizzato italiano a ottantacinque anni diventa australiano. E è particolarmente interessante, quasi da tragedia greca, osservare che quel mondo che ha alimentato il Nano, che ha fatto sì che Al Tapino diventasse Al Tappone, ora si sorprende nel vedersi compreso negli “altri”, nei gradini buoni solo per portare più in alto il vessillo più basso.
Momenti di inebriamento. C’è una parte di mondo che non ha avuto bisogno di accludere il nano ai propri “affetti”, che non ha dovuto prestare opera fedele pluriennale a qualcuno di cui poi ha dovuto rilevare la malignità. C’è una parte di mondo a cui è bastato guardarlo in faccia, con buona pace del torcicollo, per capire quello che poi era evidente. E’la parte a cui, maggioranza o no, per un momento vogliamo dedicare tutto. Perchè non può piovere sempre e non sempre dalle stesse parti.

RobCor

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