(30 marzo 2007)

Deluso da ogni contratto e risoluto ad allenare un monarca orribile, ero lì che esercitavo il Re cesso. Ma la noia era sovrana e così, come ogni secondo giorno qualunque di un terzo mese come un altro, quel pomeriggio avevo deciso di vestirmi da Isa Miranda sistemandomi della frutta in testa per andare in giro a ballare la conga in un momento di disimpegno. Lungo la Cassia avevo travolto uno struzzo di passaggio. Non avevo fatto in tempo ad accostare che ero stato avvicinato da un portavoce, tra l’altro con discutibili gusti in fatto di auto. Non era tanto il portavoce a rompere i coglioni, quanto il codazzo che si portava appresso e soprattutto il fatto di dover usare una parola come “codazzo”.
– Mi scusi – mi disse – sono un noto portavoce di un noto governo nazionale.
– E chi se ne frega ce lo devo mette io?
РNo, guardi, non ci siamo capiti. Questa ̬ una stupida serata in cui sto facendo un sondaggio battendo, e sottolineo il battendo, tutte le strade periferiche e chiedendo per andare per dove devo andare, per dove devo andare. Sa, una semplice informazione. La mia famiglia, comunque, mi ̬ molto vicina e ha molta fiducia in me.
Era stato, allora, un trionfo di flash. Sembrava la festa di S.Gennaro vissuta nel quartiere Forcella, quello frequentato soprattutto da riparatori di moto. Il portavoce, scendendo in bikini, si era messo in posa brandendo dei boa di struzzo e ovunque era stata maraviglia con la a. Soprattutto in me che non avevo mai usato tante volte la parola struzzo come in questo caso.
РSa, ̬ la mia stupida serata estiva. Ma la mia famiglia mi ̬ molto vicina.
– Sì, ma je dica de togliese perché secondo me la impalla!
Così era stato. Esauriti tutti i rullini, gli astanti fotografi e pedinatori avevano annunciato con malcelato disappunto che le foto erano venute mosse, sfocate e maleodoranti e che se non c’era niente da vedè un’altra volta, allora, andavano a pedinà Jhonny Dorelli! Eh! Poi, era stato il silenzio. Solo, con la testa sotto la sabbia, guarda caso come uno struzzo, e circondato dalla famiglia, o muraglia umana impenetrabile, il portavoce aveva preso a singhiozzare come una prefica calabrese rivendicando i fasti delle sue stupide serate di un tempo che era stato e che ormai non era più, paraponzi ponzi pu. Era stato allora che mi ero svegliato. Atterrito dal mio sogno avevo deciso che se esisteva un pm di Napoli che lavorava a Potenza chiamandosi Jhon era tempo che qualcuno ne mandasse un altro a Liverpool di nome Salvatore. Ma non io e non in quel giorno. Avevo ancora la casa invasa dagli struzzi e temevo prima o poi una recrudescenza dei portavoce. Soprattutto per il fatto di dover usare una parola come “recrudescenza”.

Affettuosi salumi.