(20 aprile 2006)

La notte di Pasqua m’ero addormentato contando le pecore e finendo molto prima del solito (malnati genocidi gastronomici) ! Poi erano principiate le visioni. Fumata nera, fumata bianca. Sfumata nera, sfumata bianca. Zoom, dolly, controcampo. Poi era arrivato il camerlengo vestito da Antonello Piroso “scusa Giuliano chiedo la linea perché è ufficiale: è in vantaggio il cardinal Prodinger! Ti restituisco la linea, Giuliano. Cioè..ti restituisco la linea..in senso lato!” Era stata l’esplosione. Orde di folle festanti avevano preso a marciare su Roma, oh paradossi storico/politici. Caroselli di automobili erano sfilati, bambini cinquantenni erano andati a letto dopo i caroselli. Ovunque era stato giubilo. Il portavoce padre Sircana si era stinto i capelli e era diventato monsignor Fassino e aveva chiarito i perchè e i percome di tutto tenendo il tempo con le palpebre a ritmo di bossanova con una lunga, lunghissima introduzione, parabola del figliol Prologo. Poi era stata la volta di Fra Tonino Da Montenero di Bisacce che aveva inanellato una serie bella pulita di cinquantotto “noidellitaliadeivalori” con varianti “noidellitaliadeiravioli” e “noidellitaliadeicalori”superando anche il record dell’ora imbattuto di Luisa Corna con 56 “insomma” in una sola televendita. La festa era cominciata proprio allora. Sulle note de “La partita del pallore” di una sbiancata Rita Pavone molti Italiani all’estero avevano preso a magnificare il successo del senatore Pallaro che stando alle prime indiscrezioni aveva arringato la folla dichiarando “mi chiamo Pallaro e faccio il politico. Se non è coerenza questa?!”. Ma proprio quando era arrivato per il cardinal Prodinger il momento del discorso ufficiale, proprio quando il porporato sinistrorso si era appena dichiarato umile servo nella vigna del Signuuuooore, ecco che dal nulla era comparso il terribile arcidiacono Bondi a puntare l’indice verso la folla seguito da Scilvio, l’unto del Signuuuore che invece aveva puntato il medio. “Romani, cittadini, concittadini, casigliani: veniamo noi con questa mia addirvi” aveva dichiarato l’arcidiacono, “addirvi una parola”, aveva precisato Scilvio, “che scusate se sono poche ma cinquecentomila firme al Senato noi ci fanno, specie che quest’anno (“questanno, una parola” aveva continuato a precisare Scilvio), che c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete.Punto, due punti, punto e virgola”. “Ma sì, fai vedè che abbondiamo”, aveva aggiunto Silvio. E al “adbundandis adbundandum” era esplosa ovunque la depressione. Percossi e attoniti i festanti erano implosi. Bandiere a mezz’asta, portoni socchiusi, lutti al braccio: era iniziata la terribile piaga del riconteggio. Erano stati sguinzagliati sulla folla inerme virulenti inoculatori di dubbi, tremebondi spacciatori di chissà. E erano arrivate le prime richieste dell’arcidiacono Bondi : vogliamo la presidenza di qualcosa, un elicottero sul tetto e il pieno di benzina. La parola era passata a Ciampi che sorridendo e con un cacciavite in mano aveva dichiarato “farò il senatore avvita”. La folla intanto, annichilita, accumulava così tante incertezze da poterle racchiudere in un forsiere. La maggioranza risicata era in pugno alla minoranza rosicata e il rovello dell’angoscia se rendeva impossibile capire a chi sarebbe andato il premio della camera finalmente chiariva perchè si chiamasse premio di maggior ansia. Poi, finalmente, la Cassazione parlò: ha vinto il cardinal Prodinger ma a monsignor Scilvio vanno 496 voti in più. Mi sveglia di soprassalto impaurito e frastornato. In tv qualcuno stava dicendo che in una masseria erano stati trovati 496 pizzini. Strano alle volte come i sogni sembrino così reali. Proprio strano.

da www.drimcamtru.com